La bella addormentata

A PROPOSITO DE «LA BELLA ADDORMENTATA»

Correva l’anno 1890 e la parabola romantica era esaurita da tempo portando il balletto al declino. In Europa sì, ma non in Russia dove il coreografo marsigliese Marius Petipa nella gabbia dorata dei teatri imperiali da decenni inventava le formule che ringiovanirono quest’arte tanto bella quanto effimera. Non per nulla viene considerato il padre del balletto classico.

Al direttore dei teatri imperiali Ivan Vsevolozhsky venne l’idea di rievocare i magnifici spettacoli di danza in voga presso la corte del Re Sole. Scrisse il libretto scegliendo il soggetto della famosa favola di Perrault La Bella addormentata (sarà anche costumista della prima), commissionò la musica a Ciaikovskij e la coreografia a Petipa. Da questa unione nacque un capolavoro che continua a portare gioia agli adulti e i bambini anche se in questa gioia è sempre presente una forte componente di timido rispetto.

La prima al Teatro Mariinskij il 3 gennaio 1890 (secondo il calendario giuliano) fu un mezzo successo. L’innovativa partitura ciaikovskiana piena di lirismo quasi lacerante parve poco adatta alla danza, la storia scelta venne inchiodata come “la favoletta per bambini”, lo zar stesso perplesso disse “molto carino”… Ci volle del tempo per capire che La Bella addormentata fu un capolavoro assoluto, una trionfante conclusione di un secolo di danza che è l’Ottocento, un’enciclopedia della danza calssica.

Il mondo dell’ultimo Petipa si presenta ne La Bella in tutta la sua radiosa bellezza. Archiviate le eroine romantiche irrangiugibili e longilinee, silfidi, villi e ondine, ecco la principessa più bella, buona e brava del mondo alla quale sei (!) fate portano i doni per renderla ancora più perfetta. Il male sì che si presenta nel personaggio della vecchia fata Carabosse, ma si sa che la morte annunciata verrà sostituita da un sonno lungo 100 anni e poi – soltanto l’infinita felicità se non immortalità…

I personaggi come fate buone del prologo, principi e principesse, protagonisti delle favole che vengono a rendere omaggio agli sposi nel terzo atto: tutto questo colorato mondo di fantasia testimonia con fermezza che la vittoria del Bene sul Male è inevitabile, che è meglio essere invitati alle feste dei regnanti sfoggiando il tutù corto scintillante e le gambe muscolose dalla punta “d’acciaio” che sfuggire all’amore dei principi nascondendosi nei boschi e presso i laghi e che un mondo così artificioso come quello del balletto classico può diventare la ragione di vita.

Il resto è la sostanza dell’arte di Petipa che all’epoca della creazione de La Bella aveva 71 anni rimanendo eternamente giovane. Le venerazione della ballerina nella cui arte si prediligono la grazia e la morbidezza, l’uomo come il modesto cavalier servente impegnato a mettere in risalto la bellezza abbagliante della sua dama, le composizioni per il corpo di ballo basate sulle linee semplici che creano nello spettatore la sensazione di sollievo e abbandono grazie alla loro purezza, l’attitude come “la firma” di Aurora, l’andamento lento de “le grande spectacle” che si sviluppa attraverso le scene di massa e gli assoli indimenticabili portando al trionfo assoluto della danza classica – il divertissment finale che si conclude con il pas de deux dei protagonisti.

Per capire La Bella addormentata una singola vita umana può anche non bastare. Ci invita nel giardino dell’eterna giovinezza dove non c’è posto per la morte e la sofferenza è fugace. Godiamoci questo prezioso momento…

Irina Sorokina

storico del teatro musicale

Testo scritto per il programma di sala

dello spettacolo delle scuole di danza Khorovodare e Tersicore

presso i teatri comunali di Mirandola e Finale Emilia (MO)