Coppélia, ou la Fille aux yeux d'émail

Balletto in 2 atti e 3 scene

Libretto Charles Nuitter e Arthur Sain-Léon

Musica Léo Delibes

Coreografia Arthur Saint-Léon

Prima rappresentazione il 25 maggio 1870, Théatre Impérial de l’Opéra, Paris

LA FANCIULLA DAGLI OCCHI BLU E IL RUMORE DEI CANNONI

Una perla nella corona del balletto francese! Dinamica, divertente, brillante, fantasiosa. Ma anche ultima. Al suo profumo di fiori d’arancio si unisce quello di bruciato, a suoi ritmi incalzanti della ciarda e della mazurka – i rumori terribili dei cannoni prussiani. Coppélia nata nel 1870 segna la fine di un’epoca. Nella storia politica della Francia è la fine del Secondo Impero: cinque mesi dopo Parigi viene assediata dalle truppe prussiane e cade. Viene distrutta dalle fiamme la sede dell’Opéra su la Rue Le Peletier, luogo di nascita de La Sylphide, Giselle, Le Corsaire. Nella storia della danza è la fine di un’epoca: dopo la Coppélia niente verrà creato dentro le mura della nuova Opéra, nominata Palais Garnier, niente che rimarrà degno di interesse delle future generazioni.

Nonostante la parola “fine” senza quale non si può parlare della Coppélia è un balletto davvero fortunato. Nell’enesorabile declino del balletto in Francia tutto fu dimenticato compreso l’assoluto capolavoro romantico, Giselle, mentre Coppélia dal 1870 al 1961 ebbe 761 repliche. Il pubblico ed i ballettomani amavano soprattutto il bellissimo divertissment finale ricco di invenzione; fu spesso rappresentato separatamente.

Coppélia è un balletto brillante che spruzza la gioia di vivere da tutti i pori, eppure prende spunto da un racconto tragico, dalle tinte decisamente cupe: L’uomo della sabbia di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, tenebroso e irrequieto scrittore romantico tedesco. Il libretto di Coppélia ci porta veramente lontano dal racconto: dalla nebbiosa Germania eccoci in una cittadina al confine con la Galicia (una regione dell’Impero Austro-Ungarico, adesso divisa tra la Polonia e l’Ucraina, con le città principali Cracovia e Leopoli). Il posto del tormentato protagonista Nataniele prende una fanciulla dal nome inconsueto Swanilda dal carattere ottimista, decisamente intraprendente e spiritosa. Il finale disperato de L’uomo della sabbia, il suicidio di ormai impazzito Nataniele che si butta dalla torre cittadina, in Coppélia viene sostituito dalla festa nuziale.

Tutto è tipicamente francese, molto più leggero, zuccherato e soprattutto ironico (ventidue anni dopo Marius Petipa si rivolgerà ancora una volta a un racconto hoffmanniano, Lo Schiaccianoci, ma nella lettura molto più “borghese” del francese Alexandre Dumas). A creare una graziosa commedia sono chiamati due personalità davvero brillanti: il compositore Léo Delibes e il coreografo Arthur Saint-Léon. Il primo compie una vera rivoluzione: mai una partitura per un balletto rivelò una tale ricchezza di invenzione melodica e ritmica, un’immensa vivacità e un fascino irresistibile. Una volta conosciuta la musica di Delibes vi fa innamorare per sempre e non potete trattenervi dal fischiare qualche motivo! Il secondo è un uomo unico nel suo genere: ballerino, coreografo, inventore di un sistema di notazione dei passi, violinista-virtuoso e compositore. Una personalità complessa di cui non si sa ancora abbastanza, parlava una decina di lingue, viaggiava in continuazione, sapeva gestire benissimo i propri affari, era tenace ed egocentrico… Grazie al suo interesse per il folclore nasce quello che oggi chiamiamo danza di carattere. Ed è grazie a lui la tecnica della danza femminile conquista le cime sempre più alte.

Coppélia è il miglior lavoro di questo uomo-teatro-orchestra ed anche ultimo: morirà ancora giovane tre mesi dopo la prima. Vanta una drammaturgia molto saggia che gioca sui contrasti: la prima scena piena di gioia e colorata dalle coinvolgenti danze ungheresi e polacche per il corpo di ballo si svolge in piazza del paese, la seconda piena di tensione e di misteri (che però saranno svelati) nel silenzio della casa deserta del creatore degli automi risolta preferibilmente attraverso una sapiente pantomima (anche qua non manca il gusto per la danza di carattere e la protagonista nei panni della bambola si esibisce in un bolero e una giga). La terza scena è dedicata interamente al divertissment ed è qua che l’invenzione coreografica di Saint-Léon esplode: maestro delle variazioni femminili si trova come un pesce in acqua componendo gli assoli per l’Aurore (l’Aurora), la Prière (la Preghiera), la Paix (la Pace). Ma non sono da meno le danze per il corpo di ballo con la partecipazione dei solisti: le Valse des Heures (il Valzer delle Ore), le Travail (il Lavoro), l’Hymen - Noce Villageoise (l’Imeneo – Nozze Villane), la Discorde et la Guerre (la Discordia e la Guerra).

Ed il pas de deux finale, il trionfo dell’amore dei protagonisti al quale siamo abituati quando si tratta dei grandi classici del balletto? Oh no, non sperate di trovarlo nella Coppélia originale. Lo sviluppo vertiginoso della tecnica femminile, l’attrazione irresistibile della ballerina sulle punte mandarono il danzatore maschio alla deriva; sul palcoscenico dell’Opèra c’era posto per lui soltanto come porteur o mimo. Così il ruolo del protagonista Franz venne ricoperto da una ballerina, molto, molto avvenente Eugénie Fiocre, per la gioia degli occhi dei ballettomani. Questa tradizione sopravvisse all’Opéra fino agli anni ’50 del Novecento! L’assolo finale lo ebbe soltanto la ballerina, e non ci fu traccia dell’adagio, la variazione maschile e la coda piena di virtuosismi. Il balletto finiva con un grande galoppo finale: le Ore capitanate da una danzatrice nel ruolo della Notte portavano sul palcoscenico le Plaisirs (Piaceri) e les Jeux (Giochi). Così un balletto comico della seconda metà dell’Ottocento evocava la gloriosa tradizione seiecentesca, dei balletti di corte, in voga nell’epoca di Luigi XIV.

Il grande coreografo anericano di origini russe George Balanchine diceva: “Se Giselle rappresenta la grande tragedia del balletto, Coppélia è la sua grande commedia”. E’ assolutamente vero, per la gioia dei grandi ed i piccini; le commedie nel mondo del balletto sono molto più rare delle tragedie. Ma è una commedia un’pò superficiale, povera del contenuto. Del resto, così fu il gusto d’epoca: l’età d’oro del balletto romantico che aveva regalato all’umanità La Sylphide e Giselle negli anni 1830-40 fu molto breve ed era finita da tempo. Subentrarono il divertimento e il piacere di guardare le grazie femminili. Negli anni Settanta dell’Ottocento il centro dell’arte coreografica si stava spostando verso il Nord. Nella capitale russa San Pietroburgo sarebbe iniziata una nuova era per quest’arte, che in patria, la Francia si era avviata alla decadenza. La morte dei due creatori della Coppélia, coreografo Arthur Saint-Léon, e l’interprete del ruolo di Swanilda, appena diciassettenne Giuseppina Bozzacchi, dopo pochi mesi dalla nascita del balletto, ebbe un significato profondo.

Un’opinione curiosa da pensarci: nel 2009 Serghei Vikharev, autore delle ricostruzioni dei balletti ottocenteschi ai teatri Mariinskij e Bolshoi, ha messo in scena Coppélia in versione di Petipa e Cecchetti del 1894 usando le annotazioni di Nikolai Sergheev portate dopo la Rivoluzione del 1917 in Occidente e attualmente conservate nella biblioteca della Harvard University. Racconta che dopo la ricostruzione del balletto Le Réveil de Flore (Il risveglio di Flora) la gente diceva che adesso è chiaro perché l’ultimo zar russo fu assassinato. Applica lo stesso concetto alla Coppélia: l’arte fece il suo contributo alla caduta del Secondo Impero. Troppa spensieratezza, poca sostanza.

IRINA SOROKINA